Molto spesso si sente parlare di Imu. Ma cos’è di preciso e perché viene spesso temuta dai possessori di beni immobili? Grazie a questo articolo è possibile capire di che cosa si tratta, a che cosa serve e a chi spetta l’obbligo di doverlo pagare.
Cos’è l’Imu e a cosa serve?
L’Imu altro non è altro che l’acronimo di Imposta Municipale Unica, una tassa che ha precedentemente sostituito la vecchia Ici (Imposta Comunale sugli Immobili), l’Irpef (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) e altre imposte a livello regionale e comunale come la Tari, le quali per anni venivano calcolate in base al valore di ogni bene immobile non locato.
Si tratta su un’imposta diretta di tipo patrimoniale che si applica sulla componente immobiliare del reddito di ogni persona. Il presupposto per l’applicazione di questa imposta è il possesso di beni immobili, fabbricati, terreni agricoli, aree fabbricabili e case di lusso.
È risaputo che l’Imu non viene applicata sulla prima casa, salvo che questa sia accatastata come bene di lusso; più avanti nell’articolo parleremo anche di questo.
Chi deve pagare l’Imu?
Il soggetto attivo, ossia il soggetto deputato all’accertamento e alla riscossione delle somme, è il Comune: infatti, a quest’ultimo spetteranno le somme recuperate, le sanzioni e gli interessi.
Sono invece diversi i soggetti passivi, ossia quelli che devono contribuire al pagamento. In questo caso, si fa chiaro riferimento al proprietario, all’usufruttuario, ai titolari di diritti reali di uso, abitazione, superficie ed enfiteusi, ovviamente in base alle loro relative quote di possesso. A questi soggetti si aggiungono anche il locatario, nel caso di locazione finanziaria, nonché il concessionario in caso di concessioni demaniali.
L’importo da versare, dunque, verrà successivamente calcolato in base alle caratteristiche del bene immobile e dal comune di riferimento.
Quando e come si deve pagare l’Imu?
L’Imu viene versata in due apposite rate: la prima avviene il 16 giugno e la seconda il 16 dicembre, anche se è possibile decidere di poter pagare tutto in un’unica soluzione entro il 16 giugno.
Per venire a conoscenza del costo preciso di questa imposta e per poterla pagare senza difficoltà, è bene sapere cosa siano le aliquote. Esse, infatti, sono già state approvate direttamente dal Comune di riferimento e quella di base dell’Imu è pari all’8,6% per mille, anche se i Comuni hanno il potere decisionale di incrementarlo fino al 10,6% per mille, così come la facoltà di ridurla o persino di azzerarla.
Le aliquote sono comunque pubblicate ufficialmente sul sito del Ministero delle. Il saldo da pagare è lo stesso versato nell’anno precedente. A dicembre, momento in cui bisognerà pagare la seconda rata, probabilmente, sarà necessario provvedere ad effettuare il conguaglio, nel caso in cui le aliquote abbiano subito variazioni.
Il contribuente può pagare l’Imu mediante l’utilizzo di tre metodi differenti: il classico bollettino postale, il modello F24 oppure la piattaforma PagoPA. Se non si possono usare questi tre metodi di pagamento, allora è possibile farlo anche tramite un proprio intermediario abilitato, quale un commercialista o un consulente fiscale.
Quali sono i codici tributo per il pagamento dell’Imu?
Per poter saldare l’imposta, il contribuente deve usare i codici tributo resi disponibili dallo Stato:
• 3912 – abitazione principale e altre pertinenze relative;
• 3913 – fabbricati rurali ad uso strumentale;
• 3914 – terreni;
• 3916 – aree fabbricabili;
• 3918 – altri fabbricati (ad esempio, seconde case locate e non, attività commerciali ecc.);
• 3923 – per interessi da accertamento;
• 3924 – per sanzioni da accertamento;
• 3925 – beni immobili a scopo produttivo classificati nella categoria catastale D;
• 3930 – altri fabbricati (seconde case locate e non, botteghe, abitazioni rurali ecc.).
Perché non si paga l’Imu sulla prima casa?
L’Imu non va pagata da chi possiede un’abitazione principale, ossia quel bene immobile destinato come dimora di fatto e dove viene assegnata la residenza anagrafica. Infatti, sin dal 1° gennaio del 2014 sono esenti dal pagamento dell’Imu coloro i quali hanno in possesso abitazioni principali accatastate nelle categorie A/2, A/3, A/4, A/5, A/6, A/7 e delle relative pertinenze. Se ti interessa approfondire il discorso delle categorie catastali, leggi anche questo articolo.
Solo quelle abitazioni principali inserite nelle categorie di lusso A/1, A/8 e A/9 rientrano nel pagamento dell’Imu. Qualora dovessero mancare questi requisiti, allora quell’abitazione viene considerata in maniera automatica come una seconda casa e, pertanto, soggetta all’imposta.
Altri beni esenti dal pagamento sono quelli appartenenti alle cooperative edilizie, agli alloggi sociali, a case coniugali assegnate al coniuge in base a separazione legale (annullamento, scioglimento o cessazione del matrimonio), a immobili concessi a Forze di polizia, militari e tanto altro ancora.
Anche i terreni agricoli posseduti e gestiti dai coltivatori diretti e da imprenditori agricoli non sono soggetti a pagamento Imu, così come quelli ubicati nei comuni delle isole minori o quelli con destinazione agro-silvo-pastorale a proprietà collettiva indivisibile e inusucapibile.
Come si calcola l’Imu sulla seconda casa?
L’Imposta Municipale Unica tende a variare in base al bene immobile specifico e ad altri fattori di riferimento per eseguire il calcolo. Il calcolo di questa tassa ha delle variabili fondamentali da tenere in considerazione come, ad esempio, la rendita catastale del bene. Questo, infatti, è un dato reperibile nell’Agenzia delle Entrate e si calcola sulla base del possibile reddito che può derivare da esso.
Vi è poi il coefficiente catastale dell’immobile, il quale viene deciso dai Comuni, tenendo conto della categoria cui appartiene quella casa. L’aliquota, come già citata poco prima, determinata dal Comune e la percentuale e il periodo di possesso dell’abitazione. Sono tutti elementi essenziali per determinare l’importo dell’Imu.
Per le seconde case, quindi, il calcolo di questa imposta viene così calcolato: è necessario addizionare alla rendita catastale del bene immobile il 5%, eseguire una moltiplicazione per 160 e, alla fine, effettuare un’altra moltiplicazione per l’aliquota comunale. Solitamente, l’aliquota decisa da un comune si aggira intorno allo 0,76%, anche se tale dato può subire variazioni in conseguenza ad altre decisioni prese da ogni comune.
Se vuoi approfondire il discorso dell’Imu sulla seconda casa, ti consiglio anche la lettura di questo articolo.
Cosa succede se non si paga l’Imu o si paga in ritardo?
Le eventuali sanzioni derivate da mancato pagamento dell’Imu sono di natura tributaria come previsto dal D. Lgs. n. 472/97. In poche parole sono in vigore le regole del ravvedimento operoso e quelle relative alla modalità di determinazione delle sanzioni.
In caso di ritardo nel pagamento, sarà necessario aggiungere sanzioni e interessi da calcolare in base al periodo di ritardo del versamento.
Il ravvedimento operoso ha infatti lo scopo di permettere ai contribuenti che non hanno pagato nei termini, di regolarizzare la propria posizione tributaria.
Le sanzioni vengono calcolate secondo questa modalità:
- del 15% ridotto a 1/15 per giorno di ritardo, se questo non supera i 14 giorni;
- del 15%, se il ritardo è compreso tra i 15 e i 90 giorni;
- del 30%, se il ritardo è superiore a novanta giorni.
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